image credits: Research Gate e Freelabster
La stereolitografia è stata la primissima tecnologia additiva: inventata da Hull nel 1984, che ha aperto la strada a tutte le tecnologie additive oggi conosciute.
Viene usata una resina termoindurente liquida che viene solidificata per reazione chimica quando colpita da una sorgente laser: quest’ultima non è però sufficiente per una completa solidificazione, e il pezzo dovrà quindi poi passare dentro ad un forno UV. La piattaforma su cui poggia il pezzo può muoversi o verso l’alto o verso il basso.
Le macchine sono inoltre dotate di un opportuno sistema che evita la creazione di ondulazioni sul pelo libero della resina (onde che potrebbero danneggiare irrimediabilmente la parte, non permettendo la corretta solidificazione dello strato).
Questa tecnica richiede i supporti sia all’attacco con la piattaforma che per sostenere le superfici.
È una delle tecniche con i risultati superficiali migliori grazie allo stato liquido della resina: con uno spessore dello strato di 0.035-0.05 mm, i risultati sono incredibilmente precisi e accurati. D’altra parte, è un processo soggetto a ritiri molto importanti, per cui bisognerà prestare molta attenzione le operazioni post processo per evitare distorsioni geometriche.
Viene molto usata in ambito prototipazionale, test e hobbistica, ma bisogna stare molto attenti perché la resina è altamente tossica e non riciclabile.